domenica 16 giugno 2013

End of transmission

E' giunto il momento di tirare le fila di questa mia breve esperienza da blogger. Questo sarà l'ultimo post che pubblicherò in 'Tecnologie di comunicazione: controllo o libertà?', ma sono certo che, fra qualche tempo, metterò a frutto queste importanti esperienze, magari  in un altro blog, perché penso di aver iniziato a comprendere quanto possa essere piacevole scrivere le proprie riflessioni e ricerche ed essere letti da altri utenti della rete.

Penso inoltre, sperando di non peccare di presunzione, che ogni ricerca, per quanto piccola e per quanto simile ad altre magari già in rete, possa arricchire l'argomento indagato poiché ogni individuo, nella sua unicità e soggettività, coglierà particolari unici proprio perché soggettivi, perciò diversi e dunque sempre nuovi!

Questo blog costituisce la prova tangibile dei risultati da me ottenuti indagando nell'ambito delle tecnologie di comunicazione e del loro rapporto con la libertà ed il controllo (intendendo con questo termine la coercizione psicologica delle masse) ed essendo in rete è fruibile liberamente da chiunque lo desideri.

Il mio percorso è cominciato (ecco qui il primo post) con la lettura di '1984' di George Orwell, un testo che, insieme alle prime lezioni del corso del prof. Marchis, mi ha fornito spunti interessantissimi su cui cominciare a riflettere, come la cronologia ed il disorientamento causato dalla sua assenza, la presenza di tecnologie alienanti ('Il passato era morto, il futuro imprevedibile'), la destrutturazione del linguaggio provocata dalla Neolingua ('Post arciplusinteressante'), e l'importanza dei libri ('Cosa significa comunicare?'), che è stata trattata a lezione parlando degli amanuensi nei monasteri medievali e che è stata ribadita con la visione di 'Fahrenheit 451' di Truffaut. Come un cercatore d'oro ho rintracciato i segni delle tecnologie relative alla comunicazione passando al setaccio l'arte ('Cosa resta dopo una mareggiata?'), i fumetti ('Osservare l'osservatore', 'Un mormorio indistinto'), il cinema ('Le vite degli altri'),i francobolli ('Si può fare Storia con i francobolli?'),la cartografia ('Cartografia'), le icone del nostro tempo ('Icone e social network').Questi ambiti mi hanno permesso di sperimentare la tacit knowledge, il sapere non scritto o apparentemente nascosto che, se indagato, può produrre risultati sorprendenti. Dopo ciò, mettendo a frutto le lezioni del corso riguardante i brevetti, ho effettuato alcune ricerche su alcuni di questi riguardanti il mio tema ('Brevetti').  Vi si aggiungono al riguardo un post  ad un articolo tratto da un periodico di divulgazione scientifica ('Occhio alle vetrine'), un collegamento ad un blog che verte su un argomento molto vicino al mio ('Prospettive') ed infine una breve analisi dell'uso della tecnologia di propaganda nel Fascismo ('Fascismo e comunicazione'). Per una diversa indicizzazione del blog potete dare uno sguardo all''ABC...'.

Sono quindi giunto alla conclusione di questo percorso: è stata una esperienza di studio senza dubbio affascinante, non solo perché, come ho detto, mi ha permesso di tenere questo diario di bordo, ma anche perché mi ha dimostrato che la Storia non è solo quella 'événementielle'*, ma è anzi sfaccettata e costituita da moltissimi ambiti che è necessario conoscere al fine di  muoversi con la giusta consapevolezza nel mondo e prendere delle decisioni che, insieme a quelle di altri individui, diventeranno esse stesse oggetto della Storia.
Ringrazio infine tutti i miei lettori, che hanno speso una parte del loro tempo sulle le mie pubblicazioni.


*questa espressione è attribuita agli storici che fondarono la rivista 'Les Annales', Marc Bloch e Lucien Febvre, nel 1929.

sabato 15 giugno 2013

Si può fare Storia con i francobolli?

La risposta alla domanda del titolo è senza dubbio positiva, come dimostrano i francobolli che ho trovato in rete, tanto più se questi oggetti servono per la comunicazione mediante lettere o cartoline. Ecco alcuni esempi di tacit knowledge, un sapere non scritto che fornisce tuttavia indizi fondamentali per una accurata indagine storica:




Le vite degli altri

'Le vite degli altri', insignito del premio Oscar al miglior film straniero nel 2007 e girato da Florian Henckel von Donnersmarck nel 2006, è un film tedesco ambientato in un lasso di tempo che va dall'autunno del 1984 al 1993 in quella che fino al 1989 è stata la DDR.



I protagonisti del film sono tre, Georg Dreyman, un drammaturgo in linea, almeno apparentemente, con l'ideologia del regime comunista, Christa-Maria Sieland, una celebre attrice di teatro e compagna dello scrittore, e Gerd Wiesler, un agente della Stasi incaricato di spiare i due ascoltando tutte le loro conversazioni grazie alle numerose microspie installate dentro il loro appartamento. Ben presto però, HGW XX/7, nome in codice di Wiesler, che si dimostra un uomo freddo e spietato, come dimostra la scena in cui tiene una lezione alle nuove leve della Stasi, cede al fascino della vita di Dreyman, costituita dal grandissimo amore per Christa-Maria, dalla lettura, dall'arte, dalla musica. L'emblema della sua evoluzione è proprio la scena in cui egli ascolta rapito la 'Die Sonate vom guten Menschen' di Beethoven suonata dallo scrittore al pianoforte.

Questo film molto intenso e toccante è una eccellente ricostruzione storica della vita del periodo e del senso di oppressione percepito dai cittadini, costretti a vivere costantemente sotto la minaccia di essere ascoltati e controllati e spesso obbligati a ricorrere al suicidio. Le atmosfere e la data d'inizio del film non possono che far pensare a '1984' di Orwell, il libro da cui è iniziata la mia ricerca: come nel testo infatti ogni cittadino può essere spiato, prelevato dalla propria abitazione e, nel migliore dei casi 'riabilitato'. A differenza del pessimismo orwelliano nel film assistiamo all'evoluzione sincera e spontanea di Wiesler, il quale, prima schiavo delle enormi cuffie nere con cui spia le vite degli altri e della macchina da scrivere in cui registra le prove compromettenti, diviene consapevole del fatto che egli non ha una vita proprio grazie ai suoi strumenti: le cuffie gli comunicano le emozioni di una esistenza autentica, imperfetta, a volte anche difficile, mentre la macchina da scrivere che Dreyberg usa per comporre le sue opere gli ricorda lo scopo per cui dovrebbe essere usata questa tecnologia, comunicare, condividere, esprimersi in libertà, non far condannare un uomo innocente.

Ecco il trailer del film:http://youtu.be/QQZWblskqXc

domenica 9 giugno 2013

Occhio alle vetrine!

Sfogliando un vecchio numero della rivista di divulgazione scientifica 'Newton', più precisamente il numero 03, uscito nel maggio del 2010, mi sono imbattuto in un interessantissimo articolo di Cristina Martellosio,  'La vetrina intelligente'.
La giornalista pone l'attenzione sulla possibilità di usare l'enorme quantità di dati raccolta dalla rete per mappare il comportamento degli utenti mediante appositi software. L'utilizzo di questi dati è fondamentale per il marketing e una azienda legata al Politecnico di Milano, la KeeSquare, non se la è fatta sfuggire, sviluppando Morpheus, un sistema installabile, ad esempio, nelle vetrine dei negozi che, nel pieno rispetto della privacy, è in grado di raccogliere ed analizzare i dati richiesti in tempo reale. Questa tecnologia si basa essenzialmente su una telecamera, che ha lo scopo di riprendere i passanti, e su un software che estrapola fascia d'età, etnia e sesso del potenziale consumatore.
Penso che questo sia un valido esempio di tecnologia che finalizza il controllo alla comunicazione, e non viceversa, come accade nella società di '1984', rimanendo nella legalità e dimostrando che
la tecnologia e il marketing più affinato possono convivere con il rispetto della persona e dei suoi diritti.

Bibliografia: Cristina MARTELLOSIO, La vetrina intelligente, da 'Newton, 2010, n°3/maggio.

mercoledì 29 maggio 2013

Fascismo e tecnologia

E' noto che tutti i regimi totalitari europei del secolo scorso, dopo aver preso il potere, si concentrarono nel controllo delle masse servendosi non solo della coercizione fisica, ma anche e soprattutto dei potenti mezzi di comunicazione che l'epoca aveva messo loro a disposizione. Questa scelta pare abbastanza logica: utilizzando una martellante propaganda i regimi potevano penetrare in ogni aspetto della vita dei cittadini come mai era stato fatto prima. Fu per questo motivo che la Germania nazista istituì per prima il Ministero della Propaganda, affidato a Goebbles, e che Mussolini fondò nel 1937 il Minculpop(Ministero della cultura popolare).
Oggi dedicherò quindi questo post al regime che più è vicino all'Italia, il Fascismo.

La-cinematografiapiuforte_800x600.jpg (800×482)Nel 1924, grazie ai provvedimenti di Costanzo Ciano, ministro delle poste di Mussolini, nacque l'Unione Radiofonica Italiana (URI), istituto che sarebbe poi divenuto l'Ente Italiano Audizioni Radiofoniche (EIAR) nel 1928. Può sembrare paradossale, ma nella patria di Guglielmo Marconi(Il link porta al brevetto più vecchio che sono riuscito a rintracciare riguardo agli apparecchi radiofonici) la radio cominciò a diffondersi soprattutto a causa dei provvedimenti fascisti.
Sempre nel 1924 venne fondato l'Istituto Luce, adibito alla diffusione della cinematografia, che come recita l'immagine posta presso la sede dell'Istituto, era considerata 'l'arma più forte'. Ecco un filmato contenuto nell'archivio dell'Istituto e che mostra l'inaugurazione di Cinecittà, avvenuta nel 1937. E' interessante porre attenzione al tono propagandistico del giornalista mentre esalta le qualità tecniche della nuova struttura.
Lacasadel_peccato.jpg (935×664)Sempre riguardo al cinema va sottolineato un aspetto importante che contraddistinse il cinema italiano dell'epoca. Mentre in Germania il Nazismo si proponeva di realizzare esclusivamente film di propaganda, il regime fascista, benché imponesse la trasmissione di  cinegiornali prima di ogni proiezione, fu più permissivo e permise la realizzazione di pellicole in cui la ideologia era attenuata. Un esempio famoso è costituito dal cosiddetto cinema 'dei telefoni bianchi' che si diffuse fra il 1936 e il 1943. Caratterizzato da protagonisti appartenenti al ceto medio e dalla presenza di questi telefoni bianchi che rappresentavano insieme ad altri oggetti di arredamento un benessere che si andava, almeno apparentemente, diffondendo in tutta la Penisola, questo cinema ebbe prevalentemente un'impostazione da commedia romantica.

giovedì 23 maggio 2013

Cartografia


Seguendo uno dei suggerimenti del prof. Marchis ho cercato alcune mappe che potessero documentare fedelmente la comunicazione a livello geografico, perché è importante avere informazioni quantitative quando si riflette su un argomento specifico. Ecco cosa ha prodotto la mia ricerca in Internet.
Ho recuperato questo frammento riguardante le zone coperte dalla rete wi-fi dal sito della città di Torino.

Questa cartina proviene dal sito OpenSignal.com. In figura viene mostrata la potenza della rete usata dai  telefoni cellulari con i relativi gestori telefonici. E' possibile espandere o ridurre la cartina direttamente sul sito.

mercoledì 22 maggio 2013

Un mormorio indistinto

Per proseguire con la ricerca del rapporto tecnologia e comunicazione, che si specifica nell'ulteriore rapporto fra controllo e libertà, ho deciso di scrivere un articolo su uno dei capolavori fumettistici americani, 'Il ritorno del Cavaliere Oscuro', scritto e disegnato da Frank Miller, coadiuvato da Klaus Janson (chine) e Lynn Varley(colori), nel 1986 per l'editore Detective Comics.

Benché il genere di questa graphic novel rientri nel filone supereroistico, una delle tematiche principali dell'opera è certamente l'influenza sempre maggiore che i media esercitano sulle masse. Miller ha dimostrato di conoscere a fondo il mondo degli anni '80, analizzandone con grande acume gli aspetti mediatici e prospettando alcune tendenze che si sarebbero attuate solo nell'era di Internet. 
Con l'avvento della televisione tutti gli individui, dal politico al commissario di Polizia, dallo psichiatra al cittadino comune, possono esprimere la loro opinione in televisione dinnanzi a milioni di altri uomini e comunicare il loro messaggio. Questo fiume di opinioni, pensieri, ma soprattutto parole inonda le case degli americani e rende quasi impossibile l'adesione ad un valore, ad un ideale comune. Se nel passato gli uomini potevano unirsi sotto una bandiera, un credo politico o religioso, oggi non si riesce più a distinguere con certezza neppure il ruolo di un'icona come Batman. Il Cavaliere Oscuro viene descritto da alcuni come uno psicopatico, da altri come il fomentatore dei criminali della città, da altri ancora come un  eroe che infonde negli animi dei concittadini il coraggio di non piegarsi alle ingiustizie. Dove sta la verità, dunque? Durante la lettura mi sono domandato più volte cosa rappresentasse Batman e devo ammettere che ogni personaggio che Miller pone nelle decine di vignette a forma di schermi a tubo catodico- un espediente grafico geniale che permette ai posteri di vivere sia a livello fisico che a livello contenutistico ciò che una trentina di anni fa era un comune programma televisivo- mi ha fatto cogliere sfaccettature del personaggio a cui non sarei mai giunto da solo. 
"La libertà di espressione è un'oasi , tanto fragile e di poca durata quanto gli intervalli tra le guerre.[...]
Poi arrivarono gli anni 80, giustamente chiamati l'era 'Reaganiana'. Era un vero divertimento seguire le notizie e disegnare fumetti. Un periodo di pericolose minacce, forze possenti, ed eventi mediatici estremamente frivoli." Frank Miller


Un aspetto fondamentale della chiave di lettura tecnologica è quindi il fatto che l'espressione della propria opinione dinnanzi ad un microfono sia sinonimo di grande libertà ma anche di responsabilità. Ciò che Miller delinea nel suo capolavoro è un mondo costituito da un mormorio indistinto, che a volte si spegne e che altre rimbomba come una cacofonia, un mondo in cui non è certamente impossibile ma sicuramente difficile farsi un'opinione, un mondo che con l'era del Web si è ingrandito pur tornando scritto: i forum, i blog, i social network sono un'evoluzione della televisione a livello espressivo, educativo-informativo e come fonte di intrattenimento.

I media in generale possono dunque plasmare la mentalità della popolazione, riportando alcune informazioni non veritiere e mostrando alcuni tipi di comportamento che verranno poi emulati, ma rappresentano senza alcun dubbio la odierna società di massa, caratterizzata da molte incertezze rispetto al passato ma anche da una maggiore consapevolezza di sé e dei potenti mezzi tecnologici a sua disposizione.

Bibliografia: Frank MILLER, Il ritorno del cavaliere oscuro, Novara : RW Lion, 2012.

mercoledì 15 maggio 2013

Icone e Social Network

Se dovessi scegliere un testimonial per mio blog non avrei dubbi. La mia scelta ricadrebbe su Mark Zuckerberg, l'inventore di Facebook.
La portata dei social network sulla comunicazione è incalcolabile: costituiscono una buona percentuale della rete Internet, consentono agli individui di mantenersi in contatto anche a centinaia di km di distanza e consentono una diffusione delle informazioni più capillare di qualunque altro sito (questo perchè come sappiamo tutti è sufficiente linkare l'informazione che si vuole diffondere sul proprio profilo).
Facebook è stato lanciato nel 2004 come rete interna dell'Università di Harvard, per poi espandersi in tutto il mondo arrivando a coinvolgere milioni di individui. Il fatto che, insieme a Twitter, esso abbia avuto un ruolo importante nell'organizzazione delle rivolte avvenute in Medio Oriente,note come 'Primavera Araba', dimostra una delle innumerevoli applicazioni di un simile mezzo di comunicazione. 
Alle grandiose possibilità messe in campo da Facebook e simili si contrappongono però alcuni fattori da tenere sotto controllo, come ad esempio la diffusione non autorizzata delle proprie fotografie, la localizzazione dell'utente, ed una velocità eccessiva nella comunicazione fra individui. Lo schema del 'botta e risposta' è molto lontano dalle lettere, dalle e-mail, e addirittura dagli SMS. Mi è capitato spesso di pensare che una forma di comunicazione così rapida, benchè effettivamente molto comoda, abbia dei grandi svantaggi, come ad esempio il brevissimo tempo che ci viene concesso prima di rispondere ad un messaggio.

Dato che stiamo vivendo direttamente questa rivoluzione comunicativa attuata da Internet e dai social network ci sarebbe davvero molto su cui discutere, perciò vi invito a lasciare un commento!

Per tornare al testimonial del blog, che pare essere stato lasciato in disparte per tutto il post, ecco qua uno dei numerosi brevetti di Google Patents in cui compare il suo nome. Ho scelto di non scrivere molto riguardo alla sua figura perchè vi sono fonti senza dubbio più interessanti e complete di me, come ad esempio il film 'The Social Network', e perchè credo che il solo fatto di aver contribuito in maniera massiccia allo sviluppo tecnologico e culturale di questo nuovo e controverso mezzo di comunicazione lo renda una valida icona non solo per il blog ma addirittura della 'Rivoluzione digitale' che stiamo sperimentando.





mercoledì 8 maggio 2013

Un post arciplusinteressante

Come anticipato qui, in questo post ho deciso di scrivere qualcosa riguardo alla Neolingua, la lingua ufficiale del Partito, e al concetto di bipensiero, che è il fondamento su cui il suddetto linguaggio si basa.

"Winston lasciò cadere le braccia lungo i fianchi e inspirò piano. La mente gli scivolo nel mondo labirintico del bipensiero. Sapere e non sapere;[...]ritenere contemporaneamente valide due opinioni che si annullavano a vicenda; sapendole contradditorie fra di loro e tuttavia credendo in entrambe, fare uso della logica contro la logica;[...]Era questa, la sottigliezza estrema: essere pienamente inconsapevoli nell'indurre la consapevolezza e diventare poi inconsapevoli della pratica ipnotica che avevate appena posto in atto."

Il bipensiero è duque un'attacco rivolto alla Logica ed alla Scienza: un uomo deve fare un uso sbagliato della logica, fingere inconsapevolezza, autoingannarsi pur di comprendere le astrusità che il Socing presenta come principi incontrovertibili.
Dal 'doublethink' si giunge in modo quasi 'naturale' alla formulazione della Neolingua. Ecco cosa dice Syme, uno studioso, al protagonista:

"Tu credi, immagino, che il nostro compito principale consista nell'inventare nuove parole.Neanche per idea! Noi le parole le distruggiamo, a dozzine, a centinaia. Giorno per giorno, stiamo riducendo il linguaggio all'osso.[...]A ogni nuovo anno, una diminuzione nel numero delle parole e una contrazione ulteriore della coscienza.[...]Ortodossia vuol dire non pensare, non aver bisogno di pensare."*

L'obiettivo del Partito è evidente, abolire il pensiero mediante una destrutturazione linguistica che impedisca ai pensieri di essere trasformati in parola prima che in azione. Come si potrebbe realizzare qualcosa che non riusciamo neppure a comunicare?
L'aspetto più terrificante del 'Newspeak', ed il motivo per cui ho scelto di dedicarvi un intero post, è l'approccio 'tecnologico' che gli studiosi applicano all'archelingua. Essi prendono metodicamente una parola, ad esempio 'buono', ne cancellano i sinonimi, le sfumature di significato, il contrario, e vi aggiungono dei prefissi: 'sbuono' vorrà dire cattivo, 'arciplusbuono' buonissimo, e così via, come se
una catena di montaggio diventasse di smontaggio. Con la cancellazione delle parole si ha una trasformazione dell'uomo in automa, e l'inglese poetico e ricco di Shakespeare, Milton, Wilde, muta sino a diventare uno squallido linguaggio macchina, paragonabile al binario. Il linguaggio diventa 'moderno', ma quella che viene dipinta come una evoluzione è una involuzione: al progresso tecnologico si oppone un regresso lessico e sintattico che ben si accosta alla tecnologia 'post-nucleare' fatta solo di microfoni, teleschermi e parlascrivi.


*ricordo che i passi sono tratti da: George ORWELL, 1984, Milano : Mondadori, 2009.

Brevetti

Qualche settimana fa a lezione abbiamo analizzato il sito dei brevetti americano, lo 'Use Patent and Trademark Office' e la sezione 'Google Patents' del famoso motore di ricerca.
E' stato indubbiamente interessante, ma cercare in prima persona qualche dispositivo inerente al tema fra i milioni di brevetti presenti è stato ancora più illuminante. Solo eseguendo la ricerca in prima persona ci si accorge della vastità delle invenzioni realizzate dall'uomo, e di come la parola chiave 'microfono' o 'telecamera' possano essere correlate a decine, in alcuni casi addirittura centinaia, di brevetti. Sarebbe davvero interessante, ma purtroppo assai laborioso, leggere tutti i brevetti riguardanti un oggetto specifico in ordine cronologico e vedere come questo si sia progressivamente evoluto.

Non disponendo purtroppo né di tempo né di spazio a sufficienza per far ciò, ho deciso di linkare solo due dei brevetti che ho cercato: il primo, risalente al 24/03/99 riguarda una telecamera, ideata da alcuni giapponesi, Makoto Kuriki, Shigenobu Sakai, Yukio Takahashi e Kazutake Uehira, specializzata in videoconferenze e videocomunicazioni trasmissibili mediante la rete, il secondo, pubblicato il 06/03/2003 da William J. Purpura, è un hub, il dispositivo che ho citato nell'abecedario e che è adibito all'allestimento di una rete Internet locale.  Concludo il post con questo estratto di '1984' che rende l'idea sull'importanza dei brevetti per la tutela degli inventori.

"[...]Per esempio, avendolo appreso a scuola, credeva che il Partito avesse inventato gli aeroplani (Winston ricordava che quando frequentava lui la scuola, e cioè nella seconda metà degli anni Cinquanta, il Partito si limitava a rivendicare l'invenzione dell'elicottero. Una dozzina di anni dopo, quando Julia era andata a scuola, il Partito era passato all'aeroplano: un'altra generazione e avrebbero sostenuto di aver inventato una macchina a vapore)."*(parte seconda, cap.V).

*ricordo che i passi sono tratti da: George ORWELL, 1984, Milano : Mondadori, 2009.


sabato 27 aprile 2013

Cosa resta dopo una mareggiata?


Seguendo uno spunto datoci dal prof. Marchis ho pensato all'opera pittorica che potrebbe rappresentare il mio blog. Più che ad un quadro specifico ho pensato ad uno degli artisti del secolo scorso che meglio si colloca nell'ambito della comunicazione di massa e della Pop Art, Andy Warhol.
A differenza del contemporaneo Roy Lichtenstein, che analizza, studia e ripropone le strutture dei principali  mezzi di comunicazione di massa, primi fra tutti i comics, Warhol, ha scritto G.C. Argan*: 
"[...]preleva bensì l'immagine dai circuiti dell'informazione di massa[...], ma la presenta logora, sfatta, consumata. [...]La notizia è stata, per un'ora, un mito di massa: come tutti i miti, trapassa nell'inconscio senza essere passata per la coscienza". 

I processi di ricezione avvengono dunque in modo inconscio, e sono rare le volte in cui una notizia della cronaca si imprime nella nostra mente, a meno che questa venga ripetuta per diversi giorni ( si pensi alla lentezza giudiziaria italiana e ai numerosi casi di omicidio ancora aperti) o sia particolarmente cruenta e drammatica. Probabilmente se qualcuno ci sventolasse sotto il naso una notizia vecchia di un paio di anni spacciando a per nuova ci metteremmo un po' prima di comprendere l'inganno .Questo può essere giustificato dalla bassa capienza della nostra memoria, che non è paragonabile a quella degli antichi o a quella digitale, ma anche dal fatto che spesso le notizie e la maniera con cui esse vengono riportate (lo stile dell'articolo, il tono della voce, etc) sono simili,  e in quanto tali non lasciano nulla se non emozioni  ormai facilmente prevedibili.
Warhol spiega bene il fenomeno della obsolescenza, ossia del trapasso nell'inconscio dell'informazione. Le sue immagini sono residui di fatti ormai consumati. Osserviamo la sua Marylin Monroe (1967, collezione privata). Che cos'è questa produzione se non la stessa fotografia in serie di una diva che con la sua scomparsa, avvenuta in circostanze poco chiare, fa notizia** ? Prestiamo la dovuta attenzione ad un particolare: oggi, circa 50 anni dopo la realizzazione delle serigrafie, Marylin Monroe è un'icona del suo tempo, ma nel periodo in cui visse era considerata unicamente una celebrità. Qui sta la differenza sostanziale fra cronaca e Storia che si desume dall'opera di Warhol: la prima è una quantità enorme di informazioni che ci bombardano quotidianamente sfruttando sapientemente tutti i mezzi tecnologici messi a sua disposizione, senza garantirci una analisi approfondita della cause scatenanti di un evento, la seconda è la sublimazione della cronaca: uno stesso fatto viene analizzato in modo molto più profondo perché arricchito dalla riflessioni degli storici, che riflettono e scavano, collegando gli eventi e trovando le cause. In una parola, è il nostro giudizio ad isolare un fatto dalla moltitudine, siamo noi a scegliere, ovviamente sulla base di considerazioni oggettive, una causa piuttosto che un'altra, o ad eleggere Marylin piuttosto che Greta Garbo come icona della sua epoca stampando la loro fotografia sulle nostre t-shirt. E' proprio in virtù di questa scelta individualizzante, dunque, che un domani sarà possibile affrontare la vastità delle fonti a disposizione dei posteri senza che questi si perdano in divagazioni inutili o fuorvianti.
* Giulio Carlo Argan, 'L'arte moderna, il Novecento', ed. Sansoni per la Scuola.
** Warhol stesso ha ammesso di aver cominciato a lavorare sulle prime Marylin nell'agosto 1962, poche settimane dopo la scomparsa della attrice, avvenuta il 5 dello stesso mese.

sabato 20 aprile 2013

Osservare l'osservatore


L'immagine, tratta da 'V per Vendetta*', uno dei più celebri graphic novel di sempre, scritto da Alan Moore e disegnato da David Lloyd, ha un significato emblematico: anche chi spia le vite degli altri viene a sua volta spiato, diventando vittima di un ingranaggio tecnologico inquietante.

Questa splendida splash-page potrebbe essere la sintesi del tema del blog. Immaginate per un istante che l'individuo inquadrato non sia il Leader che guida il Regno Unito nel distopico futuro descritto nel fumetto, ma un semplice sorvegliante, un uomo che sorveglia un determinato luogo al fine di garantirne la sicurezza, e troverete l'altra faccia della medaglia, l'utilizzo della Tecnologia per un fine che non riguarda la coercizione o il controllo della vita privata ma la libertà di stare in un luogo pubblico senza timore che ci accada qualcosa.



lunedì 15 aprile 2013

Prospettive

Mentre leggevo alcuni blog (di cui potete trovare i link QUI) realizzati dai miei compagni di Storia della Tecnologia mi sono imbattuto in 'Technology and Freedom' di Alex Saja. Questo blog, che vi invito a visitare, tratta un tema molto vicino al mio, il rapporto fra Tecnologia e Libertà.

Non a caso il romanzo di supporto scelto dal mio compagno è 'Fahrenheit 451' (che ho citato nel mio ultimo post), scritto da Ray Bradbury nel 1951, due anni dopo la pubblicazione di '1984', e che condivide con quest'ultimo il genere della Distopia. Entrambi i libri infatti descrivono un mondo dove la libertà degli individui comuni è stata oppressa in favore di uno stretto controllo che si fonda sull'uso della tecnologia.

Le premesse dei due blog sono dunque molto simili, anzi, ad alcuni di voi potranno sembrare addirittura coincidenti. Eppure sono sicuro che essi, pur viaggiando su un binario parallelo e pur destinati ad incontrarsi, prenderanno per lo più strade differenti, dal momento che ogni persona, a dispetto di ciò che si evince dai due testi citati, è unica e irripetibile.
Vi consiglio dunque di seguire in parallelo entrambi i 'diari di bordo', così che possiate conoscere più punti di vista su uno stesso argomento. Del resto, la Storia, o più in generale una ricerca, non deve limitarsi ad una sola fonte quando a sua disposizione ve ne sono molteplici!

mercoledì 10 aprile 2013

Cosa significa comunicare?

Comunicare non vuole dire solo sfruttare i mezzi che la Tecnologia mette a nostra disposizione per ricevere e trasmettere informazioni. Comunicare significa anche collegare un passato lontano ad un futuro imprecisato. In fondo che cosa sono la Filosofia, la Letteratura, l'Arte, la Musica, la Scienza se non un ponte che procede da chi è venuto prima fino a noi, che sostenuti da questo continuiamo a farlo tendere ai posteri? Nella lezione odierna di Storia della Tecnologia si è parlato del ruolo dei Monasteri e dai monaci amanuensi. Perché costoro scrivevano tutti i giorni finché la luce glielo permetteva, affaticando la vista e le mani? Perchè avevano qualcosa di importantissimo da preservare, ovvero secoli di cultura.
Il monumento al rogo nazista dei libri
di piazza Bebelplatz a Berlino.



E se un giorno tutto il loro lavoro e i libri editi nei secoli scomparissero, bruciati come in 'Fahrenheit 451' o in '1984', cosa accadrebbe? Proseguendo nella lettura del testo ciò appare in tutta la sua evidenza: proprio come la continua riscrittura della Storia, la distruzione dei libri provoca smarrimento, angoscia, rendendo la vita moderna una 'apatia incolore'. L'assenza dei libri non solo è assenza di passato con cui confrontarsi, motivo che tormenta Winston, ma anche di personaggi e situazioni che benchè fittizie rappresentano una valvola di sfogo, un intrattenimento, un insegnamento.
Per questo motivo abbiamo il dovere di vigilare e farci portatori degli ideali che animavano gli amanuensi, e difenderci ogniqualvolta qualcuno provi a distruggere il sapere, perchè, come ebbe a dire Heinrich Heine, 'là dove si bruciano i libri si finisce anche per bruciare gli uomini'.

sabato 30 marzo 2013

'Il passato era morto, il futuro imprevedibile'

Nelle ultime lezioni del corso si è posta l'attenzione su uno dei concetti basilari per ogni corso di Storia, la cronologia. Questa (dal greco 'chronos', tempo, e 'logos', discorso, ma anche studio, ragione) è il metodo con cui si deve inquadrare la moltitudine di informazioni derivante dalle fonti del passato. Solo mediante questa classificazione, non l'unica possibile ma indubbiamente la più semplice ed immediata, si può avere un sistema di riferimento che consenta alla Storiografia, così come accade per la Fisica, di poter tracciare delle coordinate che identifichino in modo univoco, o almeno con la massima precisione possibile, i fatti accaduti.

Dopo questa premessa, pensate per un attimo di non essere certi di vivere nel 2013. Come vi sentireste? Sono pronto a scommettere che la maggior parte di voi si sentirebbe come un astronauta nel vuoto dello spazio cosmico, privo di riferimenti, incapace di muoversi, solo dinnanzi al buio trapuntato di stelle lontane.

E' cosi che si sente Winston Smith, il protagonista del romanzo di Orwell.

E' un giorno come un altro, e Winston è di ritorno nel suo squallido appartamento degli 'Appartamenti Vittoria'. Dopo aver assunto la abituale espressione di sereno ottimismo che è consigliabile tenere di fronte ai teleschermi, apparecchi diabolici che trasmettono e ricevono immagini e suoni, egli compie un atto incredibile: sedendosi alla scrivania posta in una nicchia fuori dalla portata del teleschermo, riesuma un vecchio quaderno, oggetto ormai fuori produzione e acquistato presso un rigattiere, e comincia a tenere un diario. Dopo alcune righe però, si domanda se l'anno corrente sia 'davvero il 1984' (parte prima, cap.I). D'altronde non è lui che tutti i giorni al Ministero della Verità (responsabile di tutti i prodotti di comunicazione ed intrattenimento come giornali, film, fotografie), modifica i giornali apportando 'rettifiche' a previsioni errate del Grande Fratello, leader del 'Partito' presente sulle monete, sui manifesti, sui quotidiani? Non è proprio lui che insieme ai suoi innumerevoli colleghi dell'Archivio utilizza tutti i giorni il 'parlascrivi', un sistema comprendente un microfono, una grata verso l'inceneritore per la carta straccia, e un tubo da cui riceve i quotidiani da correggere e le direttive scritte?
Tutti questi pensieri colpiscono simultaneamente la mente dell'uomo, che sa, in fondo in fondo, che una menzogna scritta sui quotidiani è fatto accaduto, che le 'nonpersone' cancellate dagli archivi non sono mai esistite in quanto 'lo psicoreato* non comporta la morte, esso è la morte' (parte prima, cap.II), e che al contrario, il compagno Olgivy, partorito della sua mente per correggere un articolo, è un irreprensibile eroe di guerra della stessa sostanza storica di Giulio Cesare.

'Chi controlla il passato controlla il futuro. Chi controlla il presente controlla il passato**.' recita uno dei motti del 'Socing' (il 'Partito').

Fotogramma tratto dal film '1984' diretto da  Michael Radford.
E' immediato notare come la riscrittura della storia provochi alienazione in Winston: non solo il passato è distrutto dalle continue rettifiche, ma i pensieri sono resi inefficaci e insignificanti dalla neolingua, -a cui dedicherò un intero post essendo parte di una vera e propria 'tecnica' di destrutturazione linguistica raziocinativa e psicologica- e la capacità di scrivere con una penna è soppiantata dall'uso del 'parlascrivi'.


In pochi capitoli, i primi quattro, lo scrittore riesce quindi a comunicare la gravità dell'alterazione storica mediante l'uso di strumenti di comunicazione di massa e  l'essenzialità della cronologia, senza la quale non possiamo applicare la concatenazione logica 'causa-effetto', né sentire sotto i nostri piedi la 'terra' e le 'radici' che ci permettono di camminare liberi.

'[...]Il teleschermo riceveva e trasmetteva contemporaneamente. Se Winston avesse emesso un suono anche appena più forte di un bisbiglio, il teleschermo lo avrebbe captato; inoltre, finchè fosse rimasto nel campo visivo controllato dalla placca metallica, avrebbe potuto essere sia visto che sentito.[...]' Parte prima, cap. I.

'[...]Nelle pareti del cubicolo si aprivano tre orifizi: a destra del parlascrivi, un piccolo tubo pneumatico per i messaggi scritti, a sinistra un tubo più grande per i giornali, e al centro, ad agevole portata del braccio di Winston, un'ampia feritoia oblunga protetta da una grata metallica. Quest'ultima serviva ad eliminare la carta straccia[...]' Parte prima, cap. IV.

*psicoreato: reato che consiste nel 'pensare eterodosso', ossia in modo non conforme ai dettami del Socing.
**ricordo che i passi sono tratti da: George ORWELL, 1984, Milano : Mondadori, 2009.




venerdì 29 marzo 2013

ABCD

Ho seguito il suggerimento del prof. Marchis riguardo alla realizzazione di un tipo di 'brainstorming' che non avevo ancora provato, l'abecedario.
 Come si può intuire dal titolo, questo consiste nel compilare un elenco alfabetico di parole inerenti ad alcuni argomenti, strettamente legati al tema centrale del blog, la tecnologia e la comunicazione -'repetita iuvant'!-, che spero di riuscire a trattare in futuro. Ecco a cosa ho pensato:

Alienazione 

Bugie

Comunicazione

Destrutturazione

Essenzializzazione

Fascismo

Giornalismo

Hub *

Icona

Libertà

Microspie

Notizie

Organizzazione

Propaganda

Quotidiano

Radio

Storytelling

Telecamera

Unicità

Verità

Zdanovismo **

Andrej Aleksandrovič Ždanov

*Hub: dispositivo adibito alla gestione di più linee di comunicazione

**Zdanovismo: Da A. Zdanov (1896-1948), uomo politico sovietico, lo zdanovismo è una teoria che asserisce una pratica di stretto controllo sull'attività di scrittori, intellettuali, etc.


Questo secondo post introduttivo si conclude qui. Al più presto inizierò a pubblicare le riflessioni su '1984' e il rapporto tecnologia e controllo.
A presto!

lunedì 25 marzo 2013

Benvenuti!

Il corso 'Storia della Tecnologia' tenuto dal professore Vittorio Marchis al Politecnico di Torino prevede, per chi lo desidera, la possibilità di curare un blog personale da usare come diario di bordo per la durata del corso. Usando come base d'appoggio per le nostre ricerche sulla tecnologia un romanzo, noi studenti rifletteremo sulle lezioni e sugli aspetti tecnologici, sociali e storici del testo scelto per poter applicare in prima persona il metodo della indagine storica.

ll romanzo che ho deciso di prendere come riferimento è '1984'* di George Orwell


Molti fra di voi si domanderanno perché, fra tutti i testi disponibili, la mia scelta sia caduta proprio su un libro che, almeno apparentemente, di storico ha ben poco! La vicenda infatti è ambientata, per chi non lo sapesse, nel 1984 in una Inghilterra distopica in cui il 'Partito', capeggiato dal Grande Fratello, ha instaurato un regime totalitario basato su un capillare controllo delle masse.

I motivi della mia decisione sono molteplici, ma possono essenzialmente ridursi al fatto che questo libro E' allo stesso tempo un pezzo di storia e una profezia. 
Rappresenta infatti in modo lucido e disincantato il modello politico e sociale di regime totalitario che fino a pochi anni prima del racconto (il libro è stato scritto nel 1948), e ancora oltre, aveva seminato morte, distruzione e fine della libertà in molti paesi d'Europa: nazismo in Germania e fascismo in Italia, franchismo in Spagna, stalinismo in URSS. 
Tuttavia '1984' ha anche un carattere 'profetico', perché descrive una manipolazione dell'informazione ed una tecnologia fatta di teleschermi e microfoni che solo alcuni decenni più tardi avrebbero fatto la loro comparsa nella Storia cambiando in modo irreversibile la percezione del mondo di tutti noi .

Il mio blog dunque svilupperà riflessioni sulle tecnologie di comunicazione, di controllo e di informazione, stimolate dalla lettura di Orwell, dalle lezioni del prof .Marchis e arricchite da materiale multimediale che troverò sul Web.

Vi ringrazio, miei cari lettori, per aver letto fin qui ed aver resistito a questo pedante, didascalico, ma ahimè necessario post introduttivo.
Stay tuned


*D'ora in avanti, tutti i passi presi dal romanzo saranno presi da: George ORWELL, 1984, Milano : Mondadori, 2009.